sabato 30 giugno 2007

un giorno lungo una vita

1992, roma.
Eravamo in tanti, eravamo tutti belli carichi, eravamo appena entrati e ballavamo da poco più di un'ora quando un acquazzone estivo si abbatte sul rave all'aperto più sfigato della storia: un campo di calcio in terra battuta senza copertura x la consolle.
Il delirio. Vi lascio immaginare cosa c'era per terra. Dopo un tira e molla durato mezzora, il rave viene chiuso e 3000 giovani romani si trovano con 50 mila lire in meno in tasca, molta molta carica artificiale in corpo e nessun paradiso dove sfogare la loro voglia di ballare. Per lo più era il periodo delle blu, le pastarelle più vitaminiche della storia, potevi ballare per tre giorni, con mezza. Ti lasciavano la bocca blu e pisciavi verde. Cosa fare con tutta quella carica in corpo. Presto detto, la sommossa popolare si solleva in men che non si dica e la voce si sparge in un secondo: tutti al megaparcheggio della pisana con gli stereo della macchina a palla. Tutti sintonizzati su radio centrosuono rave, la maratona techno notturna che ogni sabato notte allietava i malati della techno con i dj set dei più famosi dj romani. Si parte, sotto il diluvio, un lungo serpentone di auto si avvia sul grande raccordo anulare, ma, tempo 10 minuti e ci siamo persi tutti. Guida Sandro, detto il negro. Lui è italiano, ma ha una carnagione così scura, ma cosi scura che d'estate diventa nero. In più è completamente pazzo. Una volta, ha rischiato di essere accoltellato da uno skin head ad un rave. Giusto per nn farsi notare, alla fine dal rave era salito sul camion consolle e aveva cominciato ad urlare con il microfono: bum bum bum..bum bum bum. Per fortuna lo skin, che era già con il coltello in mano, chiese ad un altro skin di coprirlo mentre lo zaccagnava: bene questo altro skin era del nostro gruppo e così è riuscito a convincerlo che nn era un nero vero, ma solo un italiano molto abbronzato. Storie del cazzo romane. Comunque il negro dice: nn vi preoccupate, vi ci porto io al parcheggione, so la strada? Solo una macchina ci segui, erano due sprovvedute sorelle techno e un ragazzo. Poveri sventurati! È inutile dire che al parcheggiane della pisana non arrivammo mai, ma arrivammo all'ingresso dell'autostrada per civitavecchia e alla vista del casello fu facile intuire che ci eravamo persi. Tutto questo con la carica blu in corpo. Ma la storia continua, perché nulla era in grado di fermarci. Tranne l'auto delle ragazze che sotto l'acquazzone andò in panne. Stravolti ma carichi come mai prima d'ora non negammo un gesto di aiuto alle due squinzie e cosi, sotto il diluvio, scendemmo a dare una spinta. Ma..e dico ma.. e sono felice di essere qui vivo a dire ma..un fulmine dal voltaggio inaudito colpi terrà a meno di 100 metri da noi. Fu l'esperienza più fulminante della mia vita, sentii gli ioni positivi e negativi infrangersi sul mio volto. Come una ventata di acqua fredda. Altro che corrente elettrica. Disumano, fece giorno per 10 secondi e poi ripiombammo nella notte e tutti in macchina più scossi di prima. Dopo un po' smise di piovere e con l'aiuto dei casellanti riuscimmo a rimettere in moto quella maledetta volkswagen jetta (nn credete ke con questo nome non poteva che essere un'auto sfigata?)
Pronti per un'altra meta. Dove? Il mithos di ostia, l'unico after hour di roma nel 92. Il viaggio fu lungo e arrivammo in prossimità di Fiumicino quando il sole stava per sorgere. Ma l'avventura nn era ancora finita perché sulla rampa di accesso alla sopraelevata la nostra clio fece un bel testacoda a tempo di musica. Fortunatamente lenta e piano piano si andò ad appoggiare lungo il guard rail. Eravamo fermi, increduli, dentro l'auto. Parcheggiati in senso contrario su una rampa d'accesso al viadotto. Alle 5 del mattino. Il negro, scende dall'auto e guarda i danni, fortunatamente poca roba, dopo di che ci guarda con quella sua espressione da pazzo ed esclama: mammmamia m'hai visto che ho fatto! Da paura! Era talmente folle da essere eccitato dalla cosa e da dimenticarsi che sostavamo al centro di una rampa in senso contrario. Così dopo un bel vaffanculo il negro risale in macchina e riprendiamo il viaggio per la oramai vicinissima ostia. Se non che, dopo un gira che ti rigira arriviamo davanti al mithos club, terribilmente, chiuso. È la fine! Non si può tornare a casa in queste condizioni, bocca blu, carica per ore, non riamane che una soluzione. Giù dalla macchina e si balla qui, davanti al cancello con lo stereo della macchina. Eravamo appena nascosti da una siepe, mentre ballavamo come pazzi fuori dal cancello della disko chiusa quando cominciammo a notare che le auto che passavano si fermavano a guardarci...come dargli torto. Alle 6 del mattino, ti ritrovi dei pazzi che ballano in mezzo alla strada e vuoi nn guardarli? Timorosi del fatto che di li a poco sarebbe passata anche una volante ci incamminiamo verso casa, distante una ventina di kilometri sulla litoranea. Ma prima di arrivare a casa, l'obbligo di togliersi quel blu dalla bocca. Ci fermiamo in un bar, chiediamo due the con limone, paghiamo, buttiamo il the e ci mettiamo la scorsa di limone in bocca. Il limone sgrassa? Smacchia? Non lo so ma fa veramente schifo. Andiamo avanti, cambiamo bar, e di nuovo limone in bocca. Alla fine la nostra bocca torna rosa, ma il nostro corpo ha ancora tutta la forza dentro. Il viaggio è dei più assurdi, oltre 20 km con lo stereo a palla e la mano fuori dal finestrino che si muove al ritmo della musica e sulla scia del vento, proprio come i bambini. Tutto il viaggio con un pensiero: ora che torno a casa devo fare piano, apro la porta piano piano e mi butto in camera senza farmi vedere da mia madre. Questo è quello che mi sono ripetuto nella mente per un'ora, con le chiavi di casa in mano. Devo fare piano, devo fare piano, scendo dall'auto, saluto il negro, mi avvicino al cancelletto di casa e....suono il citofono. Cazzo!

Lieto fine.

(n3)rva

OGNI RIFERIMENTO A FATTI, COSE, PERSONE E ANIMALI E' PURAMENTE CASUALE.
I CONTENUTI E I PERSONAGGI SONO FRUTTO DI PURA FANTASIA.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

cazzo quante volte tornando a casa anche io penso...
devo fare piano, devo fare piano...

Anonimo ha detto...

anchio... sempre...

Mi ci riconosco per certe cose nelle storie di Nerva.

Sempre il numero 1

Milhouse;)

Anonimo ha detto...

sempre più belle ste storie