si è discusso, si è chiacchierato e ci si è confrontati su cosa sia e cosa rappresenti la musica house e nonostante ne abbia dette e sentite di tutti i colori è tempo di fare chiarezza su cosa sia stato davvero questo genere, cosa abbia rappresentato e non sul cosa sia diventato oggi, dove il consumismo e le leggi di mercato hanno cancellato ogni sorta di spiritualità.
a cavallo tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta a chicago, per lungo tempo la parola "house" stava ad indicare un'attitudine, non uno stile musicale. indicare con il termine "house" una canzone voleva dire che questa era suonata in un locale in voga e che difficilmente sarebbe passata in radio. in quegli anni tutto ciò che era giusto era house, dai locali alla gente che li riempiva.
i ragazzi di chicago stavano per inventare un genere, ma prima ancora che questo fosse etichettato prendendo il nome dal luogo da cui proveniva ed in cui veniva suonato, la house fu prettamente una sensazione, un gusto musicale ribelle, un modo per essere alla moda.
mi è capitato di chiedere a dei miei amici se sapevano il significato della parola "house" e questi mi hanno risposto che questo genere doveva il nome al fatto che i brani erano e sono prodotti prevalentemente "in casa". sbagliato.
questo meraviglioso genere musicale deve il suono nome ad una semplice storpiatura. i ragazzi di chicago andavano nei negozi di dischi della loro città a cercare la musica del warehouse e la domanda "ha la musica del warehouse?" ben presto si trasformò in "ha la musica house?".
tutto qua, semplicemente un nome storpiato.
questo spiega il motivo per cui tutti noi housofili riconosciamo in frankie knuckles la figura cardine e patriarcale del nostro genere: lui è il warehouse e nonostante tutto agli inizi della carriera, quando la disco music si stava trasformando in qualcosa di più funk e quando oltre ai giradischi in consolle c'erano anche i mangianastri, neanche poteva immaginare che la sua musica e i suoi dischi avessero questo appellativo.
lo stesso frankie ricorda che sentì usare il termine per la prima volta nel 1981, passando davanti ad un bar con su esposto il cartello "WE PLAY HOUSE MUSIC" chiese alla sua amica che lo accompagnava cosa volesse dire, lei rispose "è quel tipo di musica che metti su al warehouse".
"...and jack had a groove, and from this groove came the groove of all grooves..."
venerdì 20 giugno 2008
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4 commenti:
ho i brividi!!!
grande articolo!
ragazzi tempo fa ho scritto un articolo su ron hardy per la mia fanzine... e son riuscito anche ad interpellare sull'argomeneto alcuni addetti ai lavori...
non è scritto benissimo, ma spero vi piaccia cmq ;)
http://blog.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blog.view&friendID=158743163&blogID=231778483
spettacolare...
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