
anche la storia artistica di brinkmann è una specie di puzzle i cui pezzi sembrano trovare negli ultimi anni la giusta disposizione nel quadro generale della sua carriera. insofferente ai dogmi e alle forme troppo ristrette di disciplina sin da giovane, è stato uno dei primi che nei lontani anni ottanta incominciò a lavorare sulle linee ritmiche della musica elettronica, ottenendo, grazie a un meticoloso lavoro tecnico su strumenti e tecnologie dell'epoca (oggetto di vanto sono i suoi piatti muniti di doppio braccio meccanico, ma molto importante fu anche l'uso di un doppler effect per ottenere sonorità dub) tecniche di remix assolutamente all'avanguardia per i tempi, grooves complessi, effetti sonori sorprendenti, ricerche sula voce mai sperimentate. il tutto unito a uno stile e a una sensibilità innati. in anticipo sui tempi di almeno un decennio, fu solo nel 1997 che però thomas brinkmann fece della sua attitudine una vera professione, grazie ai remix pubblicati per plastikman, suo mentore nel sentiero della musica techno minimale, e per mike ink.
da questo momento la carriera di brinkmann ebbe una svolta, sia in termini commerciali con la nascita della sua prima label, la "ernst" oggi diventata "max-ernst", sia in termini artistici grazie a una serie di lavori prodotti sotto diversi pseudonimi (ernst, esther brinkmann, soul center sono solo alcuni dei più conosciuti), sempre nel solco di una ricerca sonora a cavallo tra sound art, sperimentazione e attitudine dance. tantissime produzioni, dalla pionieristica serie monotona e ultra minimale, conosciuta per le copertine arancioni dei vinile e i nomi di donna nei titoli, alle esplorazioni techno-funk più recenti, passando per gradini intermedi e coraggiosi, come il progetto soul center, che hanno sempre rivelato l'indiscusso talento di brinkmann nell' utilizzare innesti e variazioni sia sulle trame ritmiche così come sulle ambientazioni dei suoi pezzi.
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